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Gli Anglo-fiorentini nell’Ottocento di Paola Maresca, Pontecorboli Editore

I palazzi e le ville della città di Firenze e delle sue amene colline diventeranno i luoghi di soggiorno preferiti dagli stranieri, chiamati genericamente Anglo-fiorentini.
Nel tempo palazzi, ville e giardini hanno cambiato proprietari e nuove generazioni si sono succedute alle primitive, ma questi spazi dall’eterno fascino dove si sono consumate emozioni, storie e drammi ci regalano ancora vibranti suggestioni in un itinerario intriso di memorie come suggerisce Henry James: “Il tempo ha cancellato gli attori e le loro azioni, ma in quei luoghi indugia ancora qualche effetto del loro passaggio”.
I ricordi delle loro vite, che come una leggera brezza aleggiano ancora nei luoghi che li hanno visti protagonisti e attori, si rivelano a coloro che ne sapranno leggere le loro impalpabili tracce.

Nell’800 Firenze fu luogo prediletto da molti stranieri, artisti, letterati e intellettuali che qui trovarono ispirazione per le loro opere d’arte e letterarie o più semplicemente vi lasciarono memorie delle loro intense e spesso straordinarie vite. La città divenne una sorta di seconda patria, dove al fascino della camera con vista si associava spesso quello del giardino all’italiana. La bellezza della città e delle sue opere d’arte esercitava indubbiamente una grande attrazione soprattutto sugli anglofoni.
L’idea che i forestieri avevano della città di Firenze e dei suoi capolavori, era ed è tuttora, principalmente legata al Rinascimento e sarà questa immagine che “gli inglesi” vorranno restituire alle loro ville e giardini. Il gusto artistico della colonia inglese si rivelava anche nella rivisitazione di un nostalgico medioevo con la fantasiosa ricostruzione di castelli e di mura merlate, che spesso nascondevano raffinati giardini.
Molti e diversi erano gli stranieri che avevano scelto la città di Firenze, alcuni anglo americani appaiono legati tra loro non solo dalla lingua ma da una solida e cementata amicizia, il filo rosso che li univa non è solo l’arte, la cultura o la condivisione di idee libertarie, vissute in una loro compartecipazione attiva/emotiva ai moti rivoluzionari, ma anche la ricerca spirituale, indice di una nuova presa di coscienza.

 

 

 

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